Che differenza c’è tra eternit e amianto?
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Eternit e Amianto sono due termini spesso accostati tra loro che, pur essendo strettamente correlati, non hanno lo stesso significato; amianto sta ad indicare un insieme di minerali appartenenti alla classe dei silicati mentre Eternit è il marchio registrato del prodotto più iconico tra quelli contenenti amianto, le lastre di copertura in fibrocemento.
Eternit e Amianto: la differenza
L’amianto è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia e in molti settori dell’industria nel corso del XX secolo soprattutto per le sue peculiari caratteristiche di flessibilità e resistenza con eccellenti proprietà di protezione al fuoco e di isolamento termico e acustico.
Eternit è il nome commerciale di un materiale composito ottenuto da una miscela di amianto e cemento; è proprio la combinazione di questi due elementi a conferire ai prodotti le caratteristiche di flessibilità e resistenza (tipiche dell’amianto) e di compattezza e robustezza (tipiche del cemento).
Il nome deriva dall’azienda Eternit che per prima ha brevettato e sviluppato questa miscela di fibre amiantifere e cemento all’inizio del XX secolo; la scelta del nome deriva proprio dalle caratteristiche di resistenza dei materiali commercializzati (Eternit fa riferimento al termine latino “aeternitas” che significa “eternità”.
La legislazione sull’amianto in Italia
In Italia, la produzione di manufatti in amianto è vietata dal 1992 mentre la vendita dei prodotti è stata consentita fino al 1994 per esaurire le scorte già prodotte.
L’ampio utilizzo di questi materiali negli anni antecedenti al 1994 ha causato la presenza diffusa di tali manufatti in numerosi ambiti sia edili che industriali; nonostante i numerosi progressi della normativa nazionale che ha reso obbligatorio il censimento di tali manufatti e che soprattutto in ambito regionale si è posta l’obiettivo della completa dismissione, resta ad oggi una delle principali problematiche quando si parla di passività ambientale a carico di edifici o impianti.
Pericoli dell’amianto
L’amianto e le sue conseguenze
L’amianto è riconosciuto come sostanza cancerogena in grado di provocare diverse patologie invalidanti, tra le quali il cancro.
Via di esposizione e danni respiratori
La principale via di esposizione alle fibre di amianto avviene attraverso l’apparato respiratorio, cioè quando le fibre sono inalate; tali fibre, una volta respirate, sono in grado di raggiungere gli alveoli polmonari (zone profonde del polmone) dove avviene il trasferimento dell’ossigeno al sangue e l’eliminazione dell’anidride carbonica.
Effetti sulle cellule e sul sistema respiratorio
Durante il trasporto all’interno dei polmoni, le fibre possono anche fermarsi nei bronchi trattenute dalla parete; le cellule dette macrofagi, che si occupano delle difese interne dell’organismo, non sempre sono in grado di eliminare tali fibre che possono penetrare negli spazi tra le cellule o essere trasportate alla pleura (membrana che avvolge i polmoni) o arrivare in altre parti del corpo.
Associazione con tumori
L’accumulo di fibre amiantifere può creare infiammazione permanente, ispessimento della parete e una specifica fibrosi polmonare chiamata asbestosi.
Questa condizione limita la funzione respiratoria degli alveoli polmonari, procurando una progressiva malattia dell’apparato respiratorio che, nel tempo, passa da fibrosi polmonare a enfisema, pleurite cronica fino a insufficienza respiratoria che può causare morte.
L’asbestosi è associata ad un’alta incidenza di tumori polmonari, della laringe, dell’ovaio e mesoteliomi, tumori maligni della pleura e del peritoneo (membrana che avvolge gli organi addominali).
Lungo periodo di latenza e rischio
La comparsa del tumore può avvenire a distanza di anni dall’esposizione all’asbesto ed anche in assenza di asbestosi polmonare.
Non esiste una soglia di esposizione sicura e anche l’inalazione di piccole quantità di fibre può causare malattie; risulta evidente che maggiore è l’esposizione maggiore è il rischio.
Come identificare l’eternit o l’amianto
È importante capire come riconoscere la presenza di questa pericolosa sostanza, soprattutto considerando la grande diffusione dell’utilizzo dei manufatti in amianto negli edifici nell’ultimo secolo.
Alcune applicazioni dell’amianto sono più facili da individuare ma spesso è necessario l’intervento di un esperto e l’esecuzione di analisi di laboratorio sui materiali.
Ecco alcuni oggetti che comunamente possono contenere amianto:
- Lastre ondulate;
- Canne fumarie;
- Isolamento termico e acustico (utilizzato in vecchi edifici, tubature, ecc.);
- Piastrelle e pavimenti vinilici (specialmente quelli prodotti prima degli anni ’80);
- Freno e frizione per veicoli (specialmente su veicoli più vecchi);
- Tetto in cemento-amianto (comunemente noto come eternit);
- Guarnizioni e sigillanti (utilizzati in motori, caldaie, ecc.);
- Tubazioni e canalizzazioni (specialmente in impianti idraulici ed elettrici più vecchi);
- Materiale per imballaggio e guaine (utilizzato per avvolgere cavi e condotti);
- Coperture per caldaie e forni industriali;
- Carta da muro e pannelli isolanti;
- Finiture decorative (alcuni tipi di intonaco, stucchi, ecc.).
Valutazione dello stato di conservazione
Una volta individuato il manufatto è fondamentale valutarne lo stato di conservazione; i manufatti ancora intatti e non deteriorati, soprattutto se in matrice cementizia (amianto in matrice compatta), sono a minor rischio di rilascio di fibre in quanto le stesse sono inglobate nella matrice di cemento.
Sebbene questi materiali non rappresentino un pericolo immediato possono deteriorarsi nel tempo o subire danneggiamenti involontari e per tale motivo è obbligatorio che siano verificati periodicamente da un tecnico qualificato.
Rischio associato all’amianto in matrici non compatte
Quando l’amianto si presenta in matrici non compatte (amianto in matrice friabile) i rischi di rilascio fibre aumentano in modo esponenziale; le fibre in questo caso risultano slegate e facilmente rilasciabili nell’ambiente circostante e respirabili.
Limitazioni nella rilevazione delle fibre di amianto
È di fondamentale importanza considerare questo aspetto; i manufatti contenenti amianto, di qualunque tipologia essi siano, sono identificabili e riconoscibili ma una volta che una fibra d’amianto si distacca dalla propria matrice essa risulta assolutamente invisibile all’occhio umano.
La conseguenza è che a meno di ricorrere a specifiche analisi dell’aria, è assolutamente impossibile sapere se in un ambiente sono presenti fibre d’amianto libere; per questo le attività di prevenzione sono assolutamente prioritarie.
È proprio in considerazione di quanto sopra indicato che la normativa impone l’obbligo ai proprietari o conduttori di immobili di segnalare la presenza dei manufatti in amianto (sia compatti che friabili) agli enti competenti (Aziende sanitarie Locali) e di incaricare un professionista abilitato (Responsabile Amianto) con compiti di verifica e controllo.
Bonifica Eternit e bonifica dell’amianto
Le attività di verifica e controllo sopra descritte servono a capire quando i rischi per la salute sono tali da rendere indispensabile un intervento di bonifica dei manufatti con amianto.
Per intervento di bonifica non si intende esclusivamente la rimozione del manufatto; la normativa prevede anche interventi di tipo conservativo come l’incapsulamento con prodotti ricoprenti o il confinamento o sovra copertura nel caso di lastre di copertura.
Tutti gli interventi di bonifica dei manufatti in amianto, qualunque essi siano, possono essere eseguiti esclusivamente da aziende specializzate e iscritte all’Albo gestori ambientali con operatori in possesso di specifici patentini e sottoposti a sorveglianza sanitaria.
Trattamento corretto dell’amianto
Le tecniche di bonifica dell’amianto hanno l’obiettivo primario di tutelare sia gli operatori che eseguono la bonifica sia le persone e gli ambienti circostanti.
Utilizzo di ambienti confinati
Per tale motivo spesso si deve ricorrere all’utilizzo di ambienti confinati ottenuti mediante una segregazione statica e dinamica delle aree di bonifica il cui scopo è quello di evitare la fuoriuscita delle fibre amiantifere all’esterno.
Dispositivi di protezione individuale (DPI)
Gli operatori che svolgono le attività di bonifica all’interno di questi ambienti devono utilizzare specifici dispositivi di protezione individuale (DPI) come le tute usa e getta con cappuccio e le maschere pienofacciali turbo ventilate che garantiscono totale isolamento dalle fibre.
Quando gli ambienti non sono confinabili (è l’esempio della bonifica di coperture in cemento-amianto) la normativa prevede l’impiego preventivo di prodotti incapsulanti il cui scopo è proprio quello di bloccare le fibre amiantifere durante le successive fasi di rimozione.
Confezionamento e smaltimento
Una volta che i manufatti in amianto sono stati trattati e rimossi devono essere confezionati a norma di legge e inviati ad impianto o discarica tramite trasportatori abilitati e iscritti all’albo gestori ambientali; l’azienda che esegue l’intervento di rimozione si configura come produttore del rifiuto assumendosi la responsabilità della gestione dello stesso.
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